E se il crociato non lo opero?

Tutti gli sportivi hanno un incubo, forse il più comune per tutti: la rottura del legamento crociato.

Il legamento crociato del ginocchio è chiamato così perché in realtà è costituito da due legamenti che si incrociano al centro dell’ articolazione. Il legamento crociato anteriore esterno (si dice cosi perche’ e’ più anteriore sulla tibia e il più esterno sul femorale  invece di chiamarlo solo anteriore) ha il compito di  impedire al femore di spostarsi posteriormente durante la fase di carico sull’arto, stabilizzare il ginocchio nell’estensione completa e impedire l’iper estensione.

Foto di cortocircuito

Foto di cortocircuito

Inoltre ha l’importante funzione di stabilizzare la tibia evitando l’eccessiva rotazione interna e funge da supporto secondario agli stress in valgo/varo qualora i legamenti collaterali venissero danneggiati mentre il legamento crociato posteriore impedisce lo spostamento anteriore  del femore rispetto alla tibia (esempio e’ la  camminata in salita o in discesa)

Il più soggetto a lesioni è senza dubbio il crociato anteriore, soprattutto per chi pratica sport molto stressanti per questa articolazione, come basket, corsa, sci, pallavolo, calcio e tutti quegli sport in cui si ha una sollecitazione della suddetta articolazione sia attraverso il carico in termini di peso ma soprattutto con movimenti di rotazione (a muscolo contratto, le più pericolose) verso l’interno o verso l’esterno.
Infatti per quanto possa essere spesso(11-13 mm) e lungo (38 mm )c’e’ un momento in cui  il LCAE PARTENDO da una posizione in flessione modesta di 30° crea un egual tensione con il crociato posteriore , creando una sorta di movimento di bascula alla base del femorale così da rendere vulnerabile l’articolazione in quel momento anche a sollecitazioni trasversali leggere con conseguente rischio di lesione e/o rottura!

In effetti  il ginocchio pur essendo un’articolazione  complessa  oltre che la più grande anatomicamente ,  deve assolvere, nonostante tutto, a imperativi contraddittori all’articolazione stessa :

  • stabilita’ in estensione completa nel quale il ginocchio e’ sottoposto a forze di peso corporeo e alla lunghezza del braccio di leva;
  • grande mobilita’ in flessione (sopratutto) necessaria per la corsa e per un ottimale appoggio del piede in rapporto alle irregolarità del terreno.

Il  ginocchio risolve a queste contraddizioni con espedienti di tipo meccanico   in maniera molto ingegnosa  nonostante  il precario incastro delle superfici articolari. Ovviamente il debole incastro regala una grande mobilità ma anche una esposizione ad insulti in distorsione e lussazione.

Per quanto riguarda il crociato posteriore invece, si ha una incidenza di infortunio di circa il 10% !
Questo perchè?   Perché il tipo di trauma nel quale i due legamenti possono essere lesionati si presenta diverso, mentre il LCA si insulta prevalentemente in seguito ad un meccanismo traumatico di tipo sportivo, il LCP viene lesionato, nel 50% dei casi, in seguito ad un traumatismo che avviene in un contesto extra-sportivo. Il meccanismo lesivo che più frequentemente comporta una lesione del LCP è costituito da un trauma diretto in direzione antero-posteriore; classica è infatti la cosiddetta “lesione da cruscotto”, nella quale l’articolazione del ginocchio urta violentemente contro, appunto, il cruscotto dell’automobile durante un incidente stradale.

Tornando ad esaminare la rottura del legamento crociato anteriore.
Questa è molto fastidiosa in quanto implica, in buona parte dei casi, un interessamento anche delle strutture adiacenti   che ne possono risultare coinvolte . Ovviamente , se vogliamo essere piu’ precisi, possiamo dire che dipende sempre dalla forza patomeccanica  esercitata sulla struttura del LCA. In alcuni casi se essa e’ minore non e’ sempre detto che le altra strutture legamentose possano lesionarsi.

Al momento dell’ operazione, infatti, non bisognerà guadare  solo il legamento interessato  ma anche i menischi  e tutto ciò che e’ stato coinvolto dal trauma.  Se si dovessero verificare  più problematiche nell’intervento  questi porta a sua volta , naturalmente,  ad un impegno maggiore nella riabilitazione per permettere all’articolazione di guarire e  adattarsi al meglio alle nuove condizioni.
Se però  teniamo conto del fatto che esiste la possibilità di un trauma che coinvolga più strutture, possiamo pensare ad esempio al trauma in valgo – rotazione  esterna che avviene a ginocchio flesso indi per cui  possiamo determinare:

  • rottura capsulare
  • rottura collaterale interno
  • rottura crociato anteriore esterno
  • disinserzione del menisco esterno

Questo discorso è relativo a quanto su detto sul discorso  della stabilità la mobilità e la precarietà che espongono a questi rischi !

Ci sono alcuni casi in cui non risulta strettamente necessario operare il crociato anteriore.
Come è possibile? Considerate  l’organismo umano come una  “macchina perfetta” che  riesce a compensare la mancanza data da una parte lesionata per circa il 75% !

Infatti  questo dato include una  ripartizione di supporto ausiliare   del le restanti strutture articolari  del ginocchio quali i legamenti collaterali, legamento rotuleo e del quadricipite , legamenti posteriori al ginocchio  e poi  i tendini  e i muscoli del bicipite  femorale ecc, possono attuare per cercare di fare a meno del crociato. Tuttavia queste strutture di “stabilità-movimento” , “supporto e sostegno”, devono essere ben allenate per sostenere quel peso e quegli sforzi un tempo sostenuti dal crociato.

Ma in quali casi si può NON operare il crociato anteriore?

I casi in cui si cerca di evitare questa operazione, nonostante sia poco invasiva, sono costituiti da quei casi in cui il soggetto grazie ad una buona dose di potenziamento di strutture collaterali e ad una buona riabilitazione, può continuare a svolgere le attività quotidiane senza il rischio di cedimenti improvvisi e pericolosi del ginocchio. Questo naturalmente vale per tutti quei soggetti che non praticano sport usuranti o che comunque non hanno particolari necessità.
Solitamente invece si ricorre alla ricostruzione di tal legamento in pazienti molto giovani per ovvi motivi, in sportivi agonisti e non, o in quei casi dove le strutture collaterali di questa articolazione non siano abbastanza forti da assorbire questa mancanza.

Le modalità di intervento ormai sono poco invasive e prevedono varie metodologie:

–          il prelievo di una parte del tendine rotuleo che poi verrà fissato all’ osso con varie metodiche;

–          il prelievo di 2 tendini (semitendinoso e gracile) con un intervento molto simile al primo ma usando
tendini meno importanti;

–          uso ti tendini espiantati da cadaveri;

–          tendini artificiali perfettamente integrabili nell’organismo (tecnica che si sta diffondendo sempre di più per comodità e per incidere il meno possibile sulle condizioni del paziente).

Una volta operato bisogna passare alla fase riabilitativa che è la più importante in quanto deve essere fatta nelle giuste modalità e nei giusti tempi, ma soprattutto da personale specializzato come osteopati e fisiatri.
Una  riabilitazione non corretta o troppo frettolosa  porterebbe a risultati scadenti   con conseguente mobilita ridotta dell’articolazione oltre ad un ipotono dei muscoli interessati. In una riabilitazione del crociato anteriore esterno i tempi di guarigione vanno da 60 a 180 giorni, periodo questo che va dalla deambulazione completa al potenziamento e alla ripresa sportiva eventuale.
Comunque i tempi sono lunghi se fatti bene e SONO QUESTI!

Notizia invece diversa per il legamento posteriore che ha un periodo tra  4 e gli 8 mesi per la riabilitazione.

Inoltre, teniate bene a mente un aspetto.
Prima di allenare in modo sostanziale le nostre ginocchia è bene effettuare riscaldamenti generali :  camminata sul tappeto per 10-20′ o la cyclette per 10-15′.

In seguito potete allenare nello specifico  il complesso  ginocchia -gambe partendo  dai tipici movimenti a corpo libero e poi macchine.

  • Esercizi a corpo libero:  piegamento sulle gambe , affondi a corpo libero;
  • esercizi per le  gambe alle macchine della palestra:   leg estension, leg press ecc.

L’ importante è realizzare un piano di lavoro che esuli dal dimenticare questa fase!
Il riscaldamento non deve essere solo muscolare (come si vede tante volte) ma anche articolare perché queste ultime sono meno vascolarizzate ed esigono un tempo più lungo per essere sciolte e riscaldate creando la giusta temperatura per loro!

Create una periodizzazione di lavoro di tipo annuale e allenatevi puntando prima alla salute e poi ad altri obiettivi!

Articolo redatto da Giuliano Centonza

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