webcomics sì, ma…. d'autore

fumettiLa nostra società è caratterizzata dalla tendenza alla bulimia. Ci ingozziamo un po’ di tutto, di cibo, ma anche di pensieri e di immagini.

Mangiamo tanto e in fretta, ci riempiamo la pancia di cibi-spazzatura, spesso rovinandoci la salute e perdendo il gusto per la qualità al punto da non saperla più riconoscere. Ci accontentiamo di seguire le mode, e associamo, almeno inconsciamente, la qualità alla fascia di prezzo, all’eleganza della confezione, al marchio conosciuto, o a certi “specchietti per le allodole”, tipo “bio”, “light”, ecc.

Allo stesso modo siamo abituati a ingozzarci di informazioni, e anche quelle sono sempre più informazioni-spazzatura, slogans a effetto, espressioni alla moda, anglicismi. Le notizie che leggiamo o che ci vengono raccontate dai telegiornali le mandiamo giù come se fossero hamburgers o patatine, non siamo più capaci di soppesarle con spirito critico, di distinguere le argomentazioni serie dalle sparate.

Siamo mangiatori da fast-food, e pensatori da fast-though ( l’espressione non l’ho inventata io ).

Allo stesso modo consumiamo le immagini. Ce ne piovono addosso un’infinità, a un ritmo mostruoso. Noi ce ne ingozziamo, e anche di quelle non sappiamo più valutare la qualità. Forse avremmo bisogno di un qualche movimento “slow” anche per quelle, come lo “slow-food” per il cibo, che ci rieducasse a guardare.

Come fumettista mi ritrovo quotidianamente a confrontarmi con questa situazione. Basti pensare alla diffusione dei webcomics. Il webcomic tecnicamente non è altro che un fumetto digitalizzato e pubblicato su internet. Però il mezzo finisce per condizionarne drasticamente la forma. Internet è un mondo frenetico, dove sia le informazioni che le immagini ( non il cibo, almeno quello… ) viaggiano a una velocità impressionante. I lettori si adeguano. Me ne accorgo su me stesso: se sfoglio un libro o un articolo di giornale o un fumetto, su carta, dedico a quello che sto leggendo una certa attenzione. Se leggo la stessa cosa su internet tendo invece a farlo più superficialmente, e di corsa. Gli autori di webcomics devono fare i conti con questo, e non possono pubblicare sul web dei romanzi di centinaia di pagine, con disegni minuziosi, storie complesse, magari ricche di significati, capaci di far riflettere ecc. Poche strisce, o anche solo poche vignette. Disegni essenziali, molto appariscenti, caricaturali. Situazioni che arrivino al clou in un attimo, che siano subito comprensibili, senza implicazioni nascoste. E un ricambio rapidissimo, una vignetta nuova ogni giorno sarebbe l’ideale, perchè all’internauta non si può chiedere di pazientare.

Il risultato è che internet è stracolma di webcomics di questo tipo, alcuni anche molto belli, ma non c’è più posto per niente altro. Non parlo di fumetti pesanti, pretenziosi. Immaginiamo anche solo un tipo di fumetto che è stato popolarissimo, come Tex Willer. Erano storie di un centinaio di pagine o anche più, con disegni splendidi e trame che, senza eccedere in complessità, riuscivano comunque a rendere la lettura un’esperienza emozionante e, per così dire, “totalizzante” ( cioè, non potevi leggerli con la cosa dell’occhio e pensare ad altro o fare altro, ti chiedevano attenzione e partecipazione ). Fumetti di questo tipo trasformati in webcomics non avrebbero successo, e infatti in giro per la rete non si vede praticamente niente del genere.

Come autore, cresciuto “professionalmente” confrontandomi con modelli “alti”, faccio molta fatica ad adeguarmi a questa situazione. Pubblico anch’io dei webcomics, ma caparbiamente ( e forse anche un po’ “donchisciottescamente” ) cerco sempre di coniugare alla brevità anche la qualità, un po’ di complessità nei soggetti, qualche spunto di riflessione. Se qualcuno volesse leggerli, fra una visita a Shockdom e l’altra, sono qui: www.provedautore.eu

Gabriele Gamberini

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